Emergenza Lavori

Caro parrocchiano,

la nostra amata parrocchia, nelle sue strutture, comincia ad avere "qualche segno dell'età" , i semplici interventi di manutenzione ordinaria non sono più sufficienti a garantire la piena sicurezza dei fedeli che partecipano alla vita della Comunità.

Su questo sito condividiamo la relazione tecnica che evidenzia la criticità della situazione ed entro il 31 marzo perveranno al Parroco e al Consiglio degli Affari Economici i preventivi da valutare per poi avviare quanto prima i necessari lavori.

Pur nel difficilissimo momento di crisi economica verrà chiesto uno sforzo anche ai fedeli che verranno prontamente informati ed aggiornati di quanto verrà deciso ed effettuato, il contributo che potrai fornire sarà anche deducibile ai fini fiscali secondo modalità che verranno, al momento opportuno, ben specificate.

Ti ringraziamo di quanto sempre fatto e potrai fare,

 

Il Consiglio Affari Economici

 

Relazione Tecnica Lavori

 

 

Spett. le parrocchia

Sacri Cuori di Gesù e Maria

Via Poggio Moiano, 12

00199 Roma

 

 

Oggetto:

Verifica delle lesioni manifestatesi nella chiesa sia all’interno dello staile che sulla facciata del fabbricato.

 

Il sottoscritto Dott. Ing. Marco Tassinari nato a Roma il 13.06.1954 residente in Roma, Via G. Penta n° 5, C.F.: TSSMRC54H13H501Y, come richiesto dal committente, ha provveduto ad effettuare un sopralluogo presso la chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, sita in via Via Poggio Moiano n°12 (Roma), al fine di constatare l’insorgenza di alcune fessure e di verificare che le stesse non siano il sintomo di un problema di natura statica.

Innanzitutto si è proceduto ad effettuare un’accurata analisi visiva dello stato fessurativo, sia dall’interno dello stabile che dall’esterno, riscontrando che non vi è corrispondenza tra le fessure presenti all’esterno e quelle all’interno, evidentemente quindi le fessure non sono passanti.

Successivamente, analizzando le suddette lesioni, si è anche verificato che le stesse non seguono uno schema tale che possa far presupporre un cedimento strutturale, o anche solo una parziale deformazione plastica di parte del fabbricato con conseguente insorgenza di lesioni di assestamento delle murature. Dai riscontri effettuati, alla luce dell’esperienza personale del sottoscritto, si possono escludere fenomeni di natura statica, relativamente all’edificio nel suo insieme, fermo restando che per altro il campanile e l’ingresso abbiano necessità di un vero e proprio consolidamento strutturale. Inoltre, come di seguito si avrà modo di spiegare in maniera dettagliata, tutto l’edificio è soggetto ad un fenomeno di carbonatazione del calcestruzzo, che pur essendo sostanzialmente corticale è la causa principale del manifestarsi delle lesioni.

La presente relazione tecnica viene quindi suddivisa in tre parti distinte, la prima l’analisi del degrado strutturale causato da fenomeni corrosivi di tipo superficiale, la seconda in un consolidamento e rinforzo statico del campanile, e la terza ed ultima in una ristrutturazione e consolidamento dell’ingresso.

L'edificio si trova infatti in un evidente stato di degrado complessivo che investe in particolare il calcestruzzo armato, relativamente alla struttura principale, innescato sicuramente da un processo di carbonatazione del cls che ha causato la corrosione delle armature all’interno del calcestruzzo con conseguente dilatazione delle armature stesse ed espulsione del copriferro. Infatti, come si può riscontrare nelle fotografie di seguito riportate i pilastri, con particolare riferimento a quelli d’angolo, nonché le travi di facciata in corrispondenza delle zone più esposte agli agenti atmosferici, risultano interessati da un macroscopico fenomeno di corrosione delle armature, che ha generato, oltre al distacco dell'intonaco, l’espulsione del copriferro e di porzioni di calcestruzzo. Sono presenti inoltre sulle facciate numerosi rigonfiamenti e lesioni, la cui origine appare certamente riconducibile allo stesso fenomeno. La tipologia strutturale, tipica dell’epoca di costruzione dell'edificio, è caratterizzata da una qualità scadente e dalla non omogeneità del getto integrativo di calcestruzzo, da una carenza di armatura e da uno scarso copriferro che non è in grado di garantire l’uniforme protezione passiva delle medesime armature.

 

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Nella foto si possono riscontrare i fenomeni di degrado del calcestruzzo soggetto ad avverse condizioni metereologiche.

 

 

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Anche in questa fotografia, come in quella precedente si possono vedere i fenomeni di carbonatazione del calcestruzzo, e in particolare si può notare come siano pesantemente compromesse le staffe orizzontali, che sono indubbiamente la componente di armatura più esposta.

 

 

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Anche in questa foto il fenomeno risulta essere lo stesso, ma come precisato antecedentemente il copriferro risulta essere insufficiente e ormai completamente rigonfiato e distaccato, l’armatura a questo stadio è arrugginita all’interno del cls.

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Queste due ulteriori fotografie, illustrano meglio il concetto di non omogeneità del cls su cui ci si era soffermati antecedentemente e di espulsione da parte delle armature di porzioni corticali di copriferro.

 

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Queste ultime fotografie, oltre ad evidenziare come quelle precedenti il fenomeno di carbonatazione delle armature mostrano anche un distacco della muratura dalla struttura portante, probabilmente dovuto ad una sollecitazione di tipo sismico, questo stesso fenomeno si può riscontrare anche su altre specchiature della chiesa, come si può vedere dalle fotografie sotto riportate.

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Fotografie che mostrano il distacco delle murature dalla struttura portante anche all’interno della Chiesa.

 

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Quest’ultimo fenomeno peraltro è quello di più semplice soluzione, essendo sufficiente un provvedimento di zancatura sulla struttura in cls. e successiva rimuratura per garantire il ripristino della continuità tra i due materiali. Con l’occasione si suggerisce di provvedere a dividere le specchiature troppo grandi ( superiori a dieci metri quadri ) con un travetto armato, si vuole ricordare che nel recente sisma dell’Aquila ci sono state più vittime a causa del crollo di specchiature in muratura che di interi cedimenti strutturali.

Per quanto concerne invece la possibilità di intervenire sulla facciata esterna, che presenta un diffuso degrado a causa della carbonatazione delle strutture portanti, si potrà immediatamente intervenire con l’allontanamento delle situazioni pericolose mediante l’eliminazione delle parti fatiscenti o pericolanti, e successivamente ripristinare le zone ammalorate. In concreto si deve spicconare la parte di cls fatiscente e dopo il trattamento anticorrosivo delle armature ricostruirla con malte di tipo a compensazione e ritiro controllato. Lo stesso fenomeno si può riscontrare anche all’interno dell’edificio in corrispondenza dell’area interrata.

 

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Anche in questo caso, così come per le facciate il problema investe in particolare il calcestruzzo armato della struttura portante principale, travi, pilastri ecc, con un evidente processo di carbonatazione del cls che ha causato la corrosione delle armature all’interno del calcestruzzo con conseguente dilatazione delle armature stesse ed espulsione del copri ferro; si fa presente che nelle facciate il fenomeno è accelerato dal contatto con gli agenti atmosferici aggressivi, mentre all’interno è la mancanza di areazione che crea ristagno dell’umidità sulle strutture portanti, con loro successivo degrado.

Nell’area interrata i pilastri e le travi non sono protetti né da intonaco né da vernici protettive, che possono in questi casi rallentare i processi degenerativi.

Un capitolo a parte deve essere dedicato al campanile, che ha indubbiamente sofferto sia di un’azione sismica che, per la sua stessa funzione, di un moto alternativo di tipo dinamico. Infatti la struttura del campanile è del tipo a pendolo, ossia sottile con una concentrazione del peso in testa. Sia l’azione di uno sciame sismico, anche di bassa intensità, che il funzionamento delle campane recano una sollecitazione sui pilastri che sorreggono la parte superiore del campanile. Inoltre nell’area di inghisaggio dei perni delle campane questa sollecitazione risulta essere particolarmente accentuata.

Preme anche ricordare che anche in questa struttura, come per lo scheletro dell’edificio, si sono sovrapposti anche effetti di carbonatazione del calcestruzzo, con espulsione e rigonfiamenti e di parte di questo dal resto del pilastro. Il provvedimento che si suggerisce di adottare è quello di una cerchiatura con un telo di fibra di carbonio, prevedendo a posizionare antecedentemente due lamine sempre di carbonio per ogni lato del pilastro al fine di incrementare l’armatura e la rigidità della struttura.

Ricapitolando, la struttura del campanile dovrebbe essere preliminarmente spicconata per distaccare le parti cadenti, risanata e bonificata e successivamente incollate due lamine di fibra di carbonio per ogni lato. Infine il tutto andrebbe fasciato con un telo di fibra di carbonio, con funzioni di cerchiaggio vero e proprio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Infine un provvedimento del tutto analogo dovrà essere adottato all’ingresso della chiesa in corrispondenza della zona coperta. In questo caso, a differenza di quello precedente, non sono state le azioni dinamiche a essere particolarmente incisive nel degrado della struttura, ma la sua particolare leggerezza, che ne ha comportato una grossa superficie di contatto con gli agenti atmosferici, oltre una molto esigua ricopertura delle armature soggette, come più volte detto a fenomeni corrosivi di tipo espansivo.

La veletta inferiore, particolarmente soggetta a scoli e percolazioni di acqua risulta molto compromessa, come si può facilmente verificare dalle fotografie di seguito riportate nella presente relazione tecnica.

 

 

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Di seguito si riportano le schede tecniche del materiale che si è consigliato adoperare sia per i rinforzi strutturali, campanile e ingresso che per i ripristini conservativi:

 

  1. Malta cementizia anticorrosiva monocomponente per la protezione dei ferri di armatura, a base di leganti cementizi, polimeri in polvere e inibitori di corrosione da applicare sui ferri d’armatura per prevenire la formazione di ruggine. Questo tipo di malta si stende a pennello in due mani sui ferri d’armatura liberati dalla ruggine, la seconda mano può essere applicata dopo 90 – 120 minuti dalla stesura del primo strato e preferibilmente entro le 24 ore; lo spessore totale delle due mani dovrà essere di circa 2 mm.
  2. Adesivo epossidico per riprese di getto e la sigillatura monolitica delle fessure. Si utilizza per far aderire getti di calcestruzzo fresco al calcestruzzo vecchio; può anche essere impiegato mediante colatura per la sigillatura di fessure a pavimento e per la realizzazione di giunzioni rigide impermeabili. Si applica facilmente a pennello, sia in orizzontale che in verticale su sottofondo perfettamente pulito e solido; il getto successivo, con temperatura ambiente intorno a +20°C, dovrà essere eseguito entro 3 ore dalla spalmatura.
  3. Malta tixotropica a media resistenza (40 Mpa) per il risanamento del calcestruzzo, si usa per il ripristino corticale di strutture in calcestruzzo ammalorato, come frontalini di balconi e spigoli di travi e pilastri. Si applica a spatola, cazzuola su supporti solidi privi di parti incoerenti, umidi e precedentemente saturati a rifiuto con acqua. Con questo tipo di prodotti si possono eseguire ripristini fino a 30 – 35 mm. di spessore in una sola mano.

 

 

 

 

 

  1. Primer epossidico, bicomponente a base di resine epossidiche, di consistenza superfluida ed esente da solventi, specifico per la preparazione delle superfici in calcestruzzo che devono essere riparate o rinforzate mediante l’incollaggio di tessuti. Si stende a pennello o a rullo

sulla superficie del calcestruzzo perfettamente pulita, asciutta e meccanicamente resistente.

  1. Adesivo epossidico a consistenza tixotropica per incollaggi strutturali, a due componenti a base di resine epossidiche, inerti selezionati a grana fine ed additivi speciali, che indurisce in poche ore per sola reazione chimica, senza ritiro, trasformandosi in un composto di eccezionale adesione e resistenza meccanica. Viene usato per rinforzi strutturali come incollaggio delle lamine in fibra di carbonio o di lastre di acciaio al calcestruzzo, per l’incollaggio strutturale rigido di elementi in calcestruzzo prefabbricato e la sigillatura di fessure di grosse dimensioni.
  2. Lamina pultrusa in fibre di carbonio preimpregnata con resina epossidica, ad alta resistenza ed ad alto modulo elastico, da utilizzare nel placcaggio di strutture in conglomerato cementizio armato precompresso e in quelle in acciaio. Consente di sostituire, negli interventi di placcaggio, le tradizionali lastre di acciaio (béton plaqué), viene utilizzato per il ripristino e l’adeguamento statico di travi e solai sottodimensionati per resistere alla flessione, per la riparazione di strutture danneggiate dall’incendio e da eventi sismici, per il rinforzo di solette a seguito dell’incremento di carichi statici e/o dinamici, di strutture industriali e/o commerciali a seguito di un aumento di carichi apportati da nuove apparecchiature e macchinari, di rampe carrabili in edifici civili ed industriali. Inoltre viene impiegato per il rinforzo di elementi portanti in edifici il cui sistema strutturale deve essere antisismico e di strutture a volta senza aumento delle masse.

 

 

Roma, 27 Dicembre 2010 Dott. Ing. Marco Tassinari

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